domenica 17 gennaio 2016

Premessa

Premessa



".......è necessario insegnare la comprensione fra gli umani quale condizione e garanzia della solidarietà intellettuale e morale dell'umanità"                                                                        
Nemorini
"I sette saperi necessari all'educazione del futuro"

Il fenomeno della globalizzazione dei mercati facilita un flusso sempre più importante dai paesi poveri in via di sviluppo verso le regioni in cui è maggiormente concentrata la ricchezza, la tecnologia e la richiesta di manodopera.
Siamo in presenza di rapidi e massicci cambiamenti socio-culturali che richiedono alle istituzioni educative, come la scuola, un altrettanto rapido cambiamento sul piano della progettualità, delle finalità e dell'organizzazione curriculare e metodologica-didattica per non rischiare di diventare anacronistiche e inadeguate a fornire risposte in sintonia con situazioni di vita in cui crescono i ragazzi di oggi.
La scuola, realizzando un curricolo interculturale, ha allargato gli orizzonti sul mondo, organizzando una conoscenza costruita non come un sistema di sicurezze immodificabili, ma come un sapere che deve essere continuamente riorganizzato con operazioni di rilettura, di comparazioni con altre realtà.
Fare Intercultura nella scuola significa quindi utilizzare il contributo della tradizione culturale come punto di partenza, accettando il confronto con altre tradizioni e aprendosi alla cooperazione con soggetti portatori di proposte, intuizioni e risorse diverse.
Il percorso scolastico diventa interculturale se impegna dei valori che aiutano l'umanità a crescere e, soprattutto, se favorisce i processi di emancipazione e di cooperazione di tutti, prevenendo il sorgere di intolleranze, pregiudizi e razzismi.
Il nostro progetto è in stretta collaborazione con la ONLUS “Desert Vert – SOONG TAABA” che significa aiutiamoci (in lingua moré – locale). Tale associazione è diretta da un insegnante di scuola elementare che da oltre 10 anni lavora al progetto che si sviluppa nella savana del Burkina Faso (“il paese degli uomini integri” – uno dei più poveri - che l’ONU definisce V° mondo).
La suddetta ONLUS ha “adottato” il villaggio di PIKIEKO (provincia KA DI OGO) a 60 km. dalla capitale OUAGADOUGOU. Proprio perché solo l’istruzione può liberare dal sottosviluppo, dalle dipendenze e dalla carità che uccide l’iniziativa, l’associazione intende promuovere in primo luogo l’educazione scolastica.
Nel tempo sono state costruite due scuole che quest’anno contano 585 alunni, anche perché i bambini ricevono un pasto quotidiano. Gli scolari, cosa molto importante e per la prima volta nella storia del villaggio, cominciano ad andare alla scuola dei mestieri nella capitale.
Allo scopo di rendere efficace il servizio scolastico, sono state create strutture e infrastrutture:
· Ogni scuola ha un pozzo che permette “Le Jardin scolare” che educa alla sopravvivenza alimentare;
· alloggi per insegnanti;
· Campo di calcio, campo di hand ball per le ragazze (non ne esistono altri in tutta la regione, solo nella capitale) allo scopo di valorizzare la figura femminile.
Tutto questo si basa sul concetto “Non dare il pesce…ma insegna a pescare (di Confucio)” e permette alle famiglie di restare in loco, senza emigrare altrove perché qui hanno quanto è sufficiente per la sopravvivenza e guida all’autosviluppo.



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